Stai valutando se andare a Gardaland con un bambino autistico? Allora ti racconto come è andata la mia esperienza familiare (non come pensavo).
Recentemente ho avuto l'opportunità di
visitare Gardaland con la mia famiglia. Siamo andati proprio tutti: mamma, papà e tre bambini piccoli compreso il maggiore,
mio figlio autistico non verbale, Lodovico di 7 anni.
La nostra casa è a circa quaranta minuti di distanza in auto e per noi sarebbe stato facile andarci prima, ma la prospettiva di una visita era sempre stata accompagnata da una certa esitazione.
Detto sinceramente avevamo
paura di non riuscire gestire le possibili sfide che si sarebbero presentate. Tuttavia un sabato di aprile siamo stati spinti dalla voglia di tentare, incoraggiati anche da una bella esperienza precedente all'acquario
Gardaland Sea Life.
La nostra maggiore preoccupazione era legata alla
gestione delle folle e ai costi dell'ingresso. In realtà siamo stati piacevolmente sorpresi da alcuni aspetti: il parco gestiva bene i flussi di persone e
Lodovico non ha dovuto pagare il biglietto, con la possibilità di saltare le file.
Quest'ultimo aspetto, in particolare, è stato un gesto inclusivo molto apprezzato.
Nell'immagine sotto vivide emozioni sul piccolo battello di Peppa Pig!
Gardaland e autismo: qual'è stato il problema che mai mi sarei aspettato?
Senza girarci troppo intorno, la vera delusione è stata l'
inconsistente preparazione di una parte del personale riguardo all'
autismo.
In un ambiente che si vorrebbe inclusivo come Gardaland, mi aspettavo un livello di consapevolezza e formazione superiore. La mancanza di conoscenza e di procedure appropriate da parte di alcuni membri del personale ha reso la nostra esperienza meno piacevole di quanto sperato, evidenziando un
bisogno critico di formazione e sensibilizzazione.
Un elemento particolarmente frustrante è stato il trattamento ricevuto in relazione al braccialetto per accesso prioritario alle attrazioni (di cui parlerò meglio dopo). Questo ha portato a
momenti di attesa non necessaria, che sono particolarmente difficili da gestire per un bambino autistico.
L'attesa, unita a una comunicazione confusa e spesso inadeguata, ha reso la nostra giornata più stressante di quanto avrebbe dovuto essere!
In certi momenti gestire
mio figlio autistico è stato particolarmente difficile, culminando in momenti di tensione e frustrazione tangibili attraverso i morsi di Lodovico sulla mia mano, simbolo di un
disagio non adeguatamente gestito.
Durante la nostra visita a Gardaland, un particolare episodio ha messo in evidenza le sfide incontrate: ci è stato
negato l'accesso alla Magic House da una singola dipendente, nonostante l'attrazione fosse elencata tra quelle accessibili ai visitatori con esigenze speciali. Tale decisione basata sulla discrezione personale - piuttosto che su politiche ufficiali del parco - ha rappresentato un ulteriore momento di frustrazione.
La variabilità nella comprensione e nell'accoglienza da parte del personale ha creato una discrepanza evidente tra chi era ben preparato e chi meno, sottolineando la necessità di una formazione uniforme e di un approccio coerente verso le famiglie con esigenze speciali.
Il "dramma" del braccialetto per l'accesso prioritario alle attrazioni
Nel cuore della nostra esperienza a Gardaland, un elemento ha cristallizzato le sfide che abbiamo incontrato: la questione del braccialetto per l'accesso prioritario alle attrazioni.
In reception ci era stato detto che l'abbonamento di Lodovico sarebbe stato sufficiente per garantire l'accesso alle attrazioni senza necessità del braccialetto. Tuttavia, questa informazione si è rivelata fonte di ulteriore confusione. Molti operatori delle attrazioni chiedevano esplicitamente del braccialetto generando momenti di incertezza e, in alcuni casi, lunghe attese inutili.
Alcuni dipendenti, probabilmente con più esperienza o meglio istruiti sul tema dell'autismo, accoglievano con empatia la nostra richiesta di accesso prioritario, facilitando il nostro percorso nel parco.
Altri invece mostravano esitazione (o mancanza di comprensione) portandomi a dover spiegare ripetutamente la situazione. Un processo che talvolta si allungava tanto da rendere l'attesa per l'accesso prioritario paragonabile a quella della fila regolare.
Il bisogno di dover chiarire la condizione di Lodovico ad ogni attrazione, con reazioni che variavano da completa accettazione a - nel peggiore dei casi - visibile fastidio, ha evidenziato una mancanza di uniformità nell'approccio al visitatore autistico.
Conclusioni sulla nostra gita a Gardaland con bimbo autistico
Nonostante alcuni gesti di inclusione e sensibilità, la nostra esperienza a Gardaland ha messo in luce l'importanza cruciale di una
preparazione omogenea e di un'accoglienza realmente inclusiva per tutti i visitatori.
Riflettendo su queste esperienze mi trovo a sperare che Gardaland (e luoghi simili) prendano atto di queste riflessioni per
migliorare l'accoglienza e l'assistenza ai visitatori autistici.
In Italia uno su settanta bambini ha l'autismo. È importante che il personale sia preparato ad accogliere e supportare ogni visitatore. Non è solo una questione di buona volontà ma di necessità.
Termino il mio racconto con la speranza che la mia testimonianza possa contribuire a migliorare l'esperienza di altre famiglie in contesti simili.
Autore dell'articolo "Gardaland è Autism Friendly? Non è andata come mi aspettavo...":
- Elia Caneppele, padre di un figlio autistico e fondatore di Autismo.it